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Telelavoro miraggio del web 2.0?

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Il 2009 si presenta come un anno critico, con prospettive di lavoro ridotte e con pochi soldi da buttare in cose non necessarie.

E io sarò tra le persone in cerca di lavoro. da lavoratore dipendente? spot? da freelance? non lo so.

Da un lato sono fortunato, ho una certa esperienza, ho lavorato in grosse società e in enti pubblici, la mia passione per l’informatica mi ha permesso di rimanere al passo con i tempi, insomma ho qualcosa da “dare”.

Di contro però c’è che ho 41 anni, pochi per pensare a qualcosa “tampone” in attesa della pensione (si! quella al mare per le vacanze, perché l’Hotel non me lo potrò permettere) e troppi per essere considerato “un investimento” per le società.

A questo punto mi sono detto “il lavoro è poco ma, proprio per la famosa coda lunga, con internet oggi puoi raggiungere facilmente anche posti molto lontani, per cui le possibilità si moltiplicano”.

Inoltre, dato che soldi da buttare non ce ne sono, dovrebbe essere interesse di tutti ridurre i costi a carico del lavoratore, ad esempio quelli per lo spostamento sino al posto di lavoro, perché si sa, se il lavoratore per lavorare spende, vuole che nel costo del suo lavoro vengano coperte anche queste spese, che quindi pesano anche su chi paga.

Poi lo ammetto, io sul fronte spostamenti ho già dato. Ho fatto più di 10 anni a lavorare a 2 ore e mezza da casa, buttando ogni santo giorno lavorativo 5 ore nel cesso per raggiungere un ufficio da dove poi capitava di dover gestire qualcuno che stava lavorando a 150 Km da dove eri, ma a 10 Km da dove abitavi. Anche per aver scelto di ritornare vicino a casa ora sono in questa situazione.

Non dover quindi ricominciare a “inseguire” il lavoro sarebbe un “benefit” che apprezzerei notevolmente al momento di valutare le varie occasioni.

E poi non lo dicono tutti? “un computer, un collegamento ad internet e puoi raggiungere chiunque!”

Adesso poi che gli strumenti a disposizione delle persone a casa sono spesso migliori di quello che trovano nei propri uffici. ADSL meno intasate, computer più performanti, programmi più aggiornati.

Però quando dalle parole si passa ai fatti, ho scoperto che tutta questa “innovazione”, il “lavoro decentrato” o, come dice Luca Valerii, direttore delle Risorse umane di Microsoft Italia, a Ign:

”Microsoft non ha la cultura del controllo su quello che fanno i dipendenti. Fissiamo degli obiettivi personali per tutti, che vengono definiti con i rispettivi responsabili. Poi, come questi obiettivi vengano raggiunti, se da casa o in ufficio, entrando la mattina presto o più tardi, noi non lo vogliamo vigilare”.

in Italia sembra che sia prerogativa di pochi.

Anche per attività e persone che di internet, delle nuove tecnologie e dell’innovazione fanno il loro cavallo di battaglia.

Ho, fortunatamente, nella mia rete di contatti molte persone che lavorano nell’Information Technology e quindi è capitato di leggere qualche loro “ricerca di personale”.

Beh, ad oggi la stragrande maggioranza di queste aveva, tra le informazioni, la SEDE DI LAVORO.

Se non in casi sporadici, di lavori spot di bassa professionalità e limitati nel tempo, tutti mostravano chiaramente la preferenza del lavoro in loco.

Ma allora il telelavoro, la “remotizzazione” delle attività è solo una favola? un miraggio che si sventola agli altri ma che, al momento delle scelte, viene considerato inutile?

Io ho provato a fare qualche verifica, qualche ricerca e non ho capito quali sono i reali, seri impedimenti per le aziende a fare questo tipo di scelta.

Capisco che possa essere utile anche l’incontro periodico per affinare certe attività, ma la necessità perenne e costante della presenza presso un dato luogo, per molte attività IT, io non sono riuscito a spiegarmela.

Mi piacerebbe riuscire a dimostrare il contrario, trovare qualcuno disposto a valutare la persona prima e i risultati poi, basandosi su quello che riesce a conoscere, capire, ricevere a distanza. Anche perché io nella remotizzazione credo da tempo, da quando veramente era difficile da applicare.

Altrimenti deciderò tra un lavoro che mi appassiona, lontano da casa e un lavoro qualsiasi nei dintorni.

Ma veramente è impossibile una soluzione “win-win”?

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